lunedì 12 novembre 2012

[2° di 7] L'esilio del Mazzini a Marsiglia (1831)

Ho provato a costruire un dialogo tra il Mazzini, esule a Marsiglia, e Ferdinando, patriota genovese che va a trovarlo, il meno noioso possibile: il dialogo, infatti, in teatro e non solo deve interessare (deve riguardare gli interessi di) chi lo ascolta e, nel caso dei fatti storici che rientrano in questa rappresentazione, non posso immaginare un particolare ed attento interesse da parte di bambini o ragazzini (checché si cerchi, con decreti legislativi, di far loro apprendere, extrema ratio, il testo dell'inno nazionale). Sicché - questo è il mio modesto avviso e credo quello di tutte le persone dotate di buon senso - essendo decisamente meglio un uovo oggi che una gallina domani ho pensato così di proporre del Mazzini un'immagine stilizzata e sicuramente poco interessante per lo storico (considerato che il teatro, poi, non vuol farsi neppure un poco sostituto dello studio storico), ma spero divertente e non di pura fantasia, per il pubblico dei ragazzi, in particolare di quelli "genovesi", che sappiano cioè comprendere il dialetto genovese, dialetto che il Mazzini pure forse parlava o, almeno, capiva.
Infatti Giuseppe Mazzini, dall'A alla Z del suo dialogo con il patriota Ferdinando, non pronuncia una sola frase che non sia o una canzoncina o un proverbio popolare genovese e/o ligure. La difficoltà è stata quella di non sparare a caso i detti, come sarebeb stato in un riempir la scena a qualunque costo, ma di inserirli in un quadro dialogico che fosse il più possibile rispettoso della figura del Mazzini (anche per come veniva vissuta da altri, in primis il Garibaldi), coi suoi limiti umani e morali, e della storia patria che lo ha riguardato.  Buon divertimento.
[Con le voci di Armando Magalino (Giuseppe Mazzini) e Mauro Pagan (Ferdinando, patriota genovese) ].

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